Non so dire quanti anni avessi, forse due o tre, ma ricordo bene come fosse ieri l’odore degli acidi e la luce rossa della camera oscura, ma soprattutto la vista di mio padre che faceva “apparire” le immagini immergendo dei fogli bianchi dentro delle vaschette. Allora non sapevo come ci riuscisse…. Però mi piaceva! E soprattutto mi piaceva, allora come adesso, sfogliare quegli album pieni di fotografie in bianco e nero e rivivere in quelle immagini emozioni e ricordi di donne e uomini conosciuti.
Questa mia “fissazione” per la fotografia per fortuna i miei genitori l’hanno sempre assecondata. Le mie prime foto, che gelosamente ancora custodisco, sono relative al “Carnevale di Follonica 1985”, scattate con una Agfamatic Pocket (Rullino “110” detto “Pocket”)… Onestamente foto per nulla eccelse, ma comunque interessanti, che raffigurano negozi, strade, cose ma soprattutto molte persone che a distanza di 30 anni sono irriconoscibili oppure scomparse.
Sul finire degli anni ’80, periodo delle scuole medie, il passaggio al 35mm con la “Olympus”, una macchina che oggi farebbe ridere, ma che allora era veramente il top della tecnologia, con zoom elettrico, flash integrato ed addirittura il telecomando per farsi quelli che oggi si chiamano selfie ma che allora si chiamavano “autarchicamente” autoscatti….. Con la Olympus e la Canon “tuttamanuale” del babbo ho iniziato a sperimentare e a studiare la composizione, i diaframmi e i tempi ma soprattutto a scoprire le pellicole in bianco e nero che già allora davano un sapore vintage anche alle foto più banali. Ricordo con piacere quando andai a ritirare dal fotografo di fiducia le stampe di un rullino in bianco e nero scattato in pineta durante un raduno motociclistico, con le Harley-Davidson e i giubbotti di pelle dei biker, mi sembrò di essere un novello Robert Capa!
La fine degli anni ’90 portò una grande rivoluzione “tecnologica”: l’arrivo in famiglia della prima fotocamera digitale, una Nikon. Macchinetta veramente innovativa specialmente perchè andava a modificare il concetto stesso di fotografia che con l’analogico era qualcosa su cui riflettere e ponderare prima di scattare (con un rullino da 36 si facevano 15 giorni di ferie) e con il digitale invece diventava uno “sparare a raffica” su tutto e tutti, con migliaia e migliaia di jpg da archiviare, per la maggior parte orrendi e inutili.
Ovviamente la rivoluzione digitale è continuata con modelli sempre migliori ed innovativi e non si ferma, da buon appassionato ho sempre cercato di stare al passo con i tempi, aggiornando periodicamente il corpo macchina e il parco lenti. Ho scelto di utilizzare Canon e, da allora, pur cambiando i modelli, sono rimasto fedele al marchio perchè, come succede, si sfruttano le lenti e gli accessori “vecchi” anche sulle macchine nuove.
Parallelamente all’evoluzione digitale però anche io sono ritornato alla ricerca dell’analogico, un po’ per affezione e nostalgia, un po’ perchè comunque la si pensi, l’emozione di veder sviluppare un rullino e vedere le foto stampate su carta dal negativo non potrà mai essere paragonabile all’elaborazione di files su computer. Come analogico adesso scatto con una Lubitel del 1976 con pellicola 120mm (6×6) regalatami da mio zio Antonio + Esposimetro Leningrad del medesimo periodo e, per cose più “immediate”, con una Polaroid 635 del 1985 (comprata nuova, inscatolata, da un fotografo di Roma che ripuliva il magazzino) e con una Polaroid ColorPack 80 del1971 regalatami dai miei suoceri.
Nel 2010 sono entrato a far parte del “Fotoclub Follonica BFI” dove ho potuto conoscere e frequentare fotoamatori e maestri di tutta Italia avendo così la possibilità di migliorarmi e di crescere qualitativamente. Alcune mie fotografie sono state selezionate come rappresentative per l’esposizione celebrativa dei 150 anni dell’unità di Italia da parte del Centro Italiano dell Fotografia d’Autore.
Dal 2012 sono vicepresidente di “Fonderie Fotografiche”, una associazione che si occupa dell’organizzazione di viaggi fotografici e workshop con esponenti del mondo della fotografia di rilievo nazionale ed internazionale.
Attualmente sono iscritto a “Tau Visual”, l’associazione nazionale dei fotografi professionisti, e continuo ad occuparmi della mia passione originaria: la fotografia di persone. Cerco di declinarla in tutti i modi possibili: il ritratto in studio, la pubblicità, le cerimonie, lo sport….. non importa molto il “genere”, per me ciò che importa è che ci siano persone da fotografare. Questa è la mia passione e cerco di dare il massimo per migliorarmi e crescere ancora!
Come mi considero adesso? Fotoamatore o professionista? Me lo chiedo spesso. Una risposta non sono ancora riuscito a darmela, e forse non me la darò mai…. Sicuramente quando “lavoro” con le immagini sono e mi comporto da professionista…. ma durante lo scatto la mia testa ragiona da fotoamatore, sto bene e mi diverto. Credo che sia un privilegio non da poco poter lavorare divertendosi!